Porte aperte agli Ogm? Il M5S dice NO!
Ce lo chiede l’Europa. Quante volte avete sentito questo ritornello? E quante volte si è trattato di una colossale fregatura? Bene, c’hanno provato ancora: tramite una direttiva europea abbiamo rischiato di trovarci gli Ogm nel piatto. Noi ci siamo opposti con tutte le nostre forze e, grazie a questo, abbiamo ottenuto una vittoria, seppur parziale. Ma andiamo con ordine e vediamo cosa sta succedendo.
In Italia, ad oggi, è vietato l’utilizzo di Organismi Geneticamente Modificati su tutto il territorio nazionale sia nella produzione agricola sia nella trasformazione alimentare (fanno eccezione i farmaci, i mangimi di origine biotecnologica utilizzati negli allevamenti e la ricerca nel merito); è riconosciuto come reato ambientale la contaminazione da Ogm ed è esclusa la possibilità di indennizzi ad imprenditori che hanno coltivato illegalmente Ogm.
Questo perché il tema Ogm in Italia, fino ad oggi, è stato di competenza del Ministero dell’Ambiente, di concerto con il Ministero delle Politiche Agricole e della Salute (direttiva 2001/18/CE recepita con decreto legislativo 8 luglio 2003, n. 224). Competenza sancita anche dalla stessa Corte Costituzionale che con la sentenza n. 116 del 2006 ha messo nero su bianco l’impossibilità di ridurre la questione Ogm alla sola materia agricola, obbligando lo Stato a tener conto anche della tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini. Ed è proprio grazie alla Corte Costituzionale se oggi la situazione in Italia è uniforme su tutto il territorio nazionale.
Ma le cose sarebbero potute cambiare perché, secondo la prima bozza di decreto che avrebbe dovuto recepire la direttiva Ue 2015/412, la competenza sugli Ogm sarebbe dovuta diventare esclusiva del Ministero dell’Agricoltura (con buona pace di Salute e Ambiente!). E a quel punto, in base all’articolo 117 della nostra Costituzione che concede la competenza agricola alle singole Regioni, gli Ogm sarebbero diventati affare regionale.
Un subdolo giochino che da un lato avrebbe permesso a una singola Regione di dare il via libera sul proprio territorio alla coltivazione degli Ogm; dall’altro perché proprio questa autonomia avrebbe permesso alle Regioni di contaminare anche quelle regioni limitrofe non Ogm, compromettendo così l’intero ricco patrimonio di biodiversità agrolimentare del nostro Made in Italy, la salute dei cittadini delle zone circostanti e l’ambiente (bene comune).
Questa formula di recepimento, incompleta e truffaldina, oltre a ridurre queste tutele avrebbe inficiato anche il volere di tanti cittadini (secondo Coldiretti ben 8 italiani su 10 sono contro gli Ogm) e adombrato, ancora una volta, la nostra sovranità nazionale. A favore di chi? Non è che forse questa spinta verso gli Ogm potrebbe essere in qualche modo correlata alla recente acquisizione da parte dell’azienda tedesca Bayer del colosso Monsanto, leader nella produzione di pesticidi a base di glifosato (potenzialmente cancerogeno secondo l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) e di sementi Ogm resistenti al glifosato?
Grazie alla nostra opposizione e al nostro pressing in Commissione Agricoltura sarà la Conferenza Stato Regioni (e non le singole Regioni) l’organo preposto alla sovranità agricola in tema di Ogm. A seguito delle numerose criticità che abbiamo sollevato, il governo ha accettato di riscrivere il testo. Un importante passo avanti, ma la vera vittoria l’abbiamo ottenuta imponendo in sede di parere il divieto di sperimentazione in campo aperto. Sperimentare in campo aperto vuol dire sostanziale contaminazione ed è un modo per aggirare l’ostacolo normativo e fare gli interessi delle multinazionali. Grazie al M5S invece il governo si è impegnato a a confinare la ricerca in ambiente chiuso e di laboratorio come volevo anche lo stesso Senato votando sulla questione all’unanimità a inizio legislatura.
Noi come Movimento 5 Stelle continueremo a vigilare su un tema che reputiamo importantissimo per la tutela del nostro Paese e della nostra economia che, al contrario di quella americana, per esempio, si fonda sull’eccellenza e non sulle grandi quantità, sulla qualità e non sulla produzione intensiva. Noi continueremo a tutelare la salute di tutti i cittadini e il futuro delle prossime generazioni, un futuro messo a rischio da un’agricoltura sempre più monopolistica, chimica e invasiva, che non rispetta i suoli, la biodiversità, le acque e l’aria che respiriamo.