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Secondo i dati ISTAT appena usciti, dopo il -0.1% del primo trimestre il secondo chiude a -0,2%. Un dato peggiore delle peggiori stime. E’ recessione.

Ma non c’era certo da attendere i dati ISTAT per capire che l’Italia era messa molto male dal punto di vista economico. Comunque a scanso di equivoci i dati sono arrivati, e sono lì a mostrare un paese economicamente in ginocchio, e se possibile ancora peggio delle previsioni.
E ce lo dice l’organo stampa del Governo, La Repubblica:

“Nel secondo trimestre il Pil cala dello 0,2%. Il valore della produzione è il più basso dal 2000. La variazione acquisita per il 2014 è pari a -0,3%. Nei primi tre mesi dell’anno l’economia era calata dello 0,1%. Istat: Pil peggio del previsto, è recessione …”

Il calo del PIL nel secondo trimestre è il risultato di una diminuzione del valore aggiunto in tutti e tre i grandi comparti di attività economica: agricoltura, industria, servizi.

Ma il più grave problema del Paese non è certo il PIL, è la disoccupazione, ormai giunta a livelli da autentico panico sociale. Crescita e occupazione non vanno automaticamente di pari passo infatti. In Italia, dal 1960 al 1998, il prodotto interno lordo è più che triplicato mentre, con la popolazione cresciuta appena del 16,5%, il numero degli occupati è rimasto costantemente intorno ai 20 milioni. 

I profitti della crescita vengono spesi per tecnologie che accrescano l’efficienza nella produttività: più macchinari e meno lavoratori.

La strategia dei tagli (spending review) e della svendita del patrimonio pubblico portata avanti dai vari governi di questi ultimi anni è profondamente sbagliata e non lascia intravedere in nessun modo una ripresa per il futuro, salvo per quegli speculatori pronti ad azzannare e arraffare quel che resta. Squali, sciacalli … ed i dati che abbiamo oggi lo dimostrano ampiamente.

Stiamo percorrendo una strada sbagliata.

Dovremmo investire in quei settori capaci di dare un vero futuro a questo paese, un futuro sostenibile.

Come la gestione virtuosa dei rifiuti che garantisce occupazione in quantità decisamente maggiore rispetto alla filiera attuale, in Italia Arpat Toscana valuta la possibilità di ulteriori 400.000 posti di lavoro in questo settore (amianto, raccolta differenziata porta a porta, RAEE, riciclo e recupero di materia, compostaggio aerobico etc).

Oppure rendere meno spreconi gli edifici pubblici. Con gli 8,2 miliardi di € previsti per il tunnel TAV in Val di Susa si può risparmiare il 20% dei consumi di questi edifici, pari a oltre 420 milioni di € per anno e si possono creare almeno 150.000 nuovi posti di lavoro!

Invece il TAV non si tocca….le grandi opere utili…. ai soliti arraffoni.

Il problema più grave è che di fronte a questo il Governo Renzi/Berlusconi si danno al teatrino parlamentare, discutendo di riforma della Costituzione e di legge elettorale.

Come se di fronte a una casa diroccata stessimo a discutere della carta da parati …

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