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Rinnovo glifosato: Lorenzin, Martina, Galletti, da che parte state?

Ci sono due tipi di politici: quelli che si occupano dei cittadini e del bene comune e quelli che pensano ai propri interessi e agli affari di pochi. Il rischio è che oggi, come troppo spesso accade, a vincere siano i secondi. Oggi la Commissione europea ha convocato una riunione straordinaria del comitato fitosanitario permanente per decidere sul prolungamento dell’autorizzazione del glifosato, l’erbicida targato Monsanto più usato al mondo e pericolosissimo per la salute e per l’ambiente.

Dopo diverse sedute e vari rinvii, la questione glifosato è diventata un caso: da una parte c’è chi si schiera in difesa della salute pubblica chiedendo che venga rispettato il principio di precauzione e che venga bloccato immediatamente il rinnovo del diserbante; dall’altra ci sono le lobby dell’agrochimica, Monsanto in testa, i funzionari USA impegnati nel negoziato TTIP e i rappresentanti di quegli Stati che hanno fatto del pericoloso pesticida la base – e la bara – della propria agricoltura.All’ultima votazione del 18 maggio, il fronte contrario, guidato dalla Francia, aveva fatto saltare l’intesa per il rinnovo di 9 anni. Ma adesso si prova con una soluzione di compromesso: sì al glifosato in Europa per altri 12-18 mesi, in attesa che l’Autorità europea per le sostanze chimiche (ECHA) pubblichi la sua valutazione. Questa è la proposta del Commissario europeo alla Salute e la Sicurezza alimentare, Vytenis Andiuakitis, che in queste ore sarà sul tavolo del PAFF, l’organo tecnico presidiato da esperti nominati dagli Stati membri, chiamato a decidere sul tema. Una volta ottenuto il parere dell’ECHA, la Commissione potrà decidere se continuare ad autorizzare il glifosato o toglierlo definitivamente dal mercato.

Ma è davvero necessario rimandare nuovamente? Secondo il Movimento 5 Stelle, secondo molte associazioni, organizzazioni ambientaliste, non governative e di consumatori, medici, comitati scientifici e di ricerca ma, soprattutto, secondo il principio di precauzione su cui si basa la stessa Unione Europe (secondo cui, in caso di informazioni scientifiche insufficienti o incerte e in caso di possibile rischio per la salute umana, animale e vegetale, un processo o un prodotto devono essere bloccati), NO.

Già lo IARC (International agency for research on cancer) aveva definito il glifosato “sicuro cancerogeno per gli animali e fortemente cancerogeno anche per l’uomo”, denunciando più volte la sua pericolosità. Numerosi studi hanno inoltre dimostrato evidenti correlazioni tra esposizione al glifosato e cancerogenicità, danni al Dna, danni celebrali e molte altre patologie.

Oggi il glifosato in Italia è presente in oltre 750 diserbanti, le sue tracce si trovano anche nel sangue di quei cittadini che non sono mai stati a contatto diretto con il prodotto e una buona parte della nostra catena alimentare e della nostra acqua è ormai contaminata. Per tutti questi motivi, a cui si aggiungono i tragici danni ambientali causati dall’erbicida, il nostro No continua ad essere non negoziabile. Ma non dipende da noi…Sebbene il nostro governo abbia preso degli impegni concreti nei confronti dei cittadini nel Piano d’Azione Nazionale nel 2014, accogliendo la mozione del M5S che chiedeva di vietare la sostanza, è presumibile l’ennesima marcia indietro della maggioranza. C’è una seria possibilità, infatti, che i rappresentanti italiani si presentino al summit europeo sul glifosato con una posizione a favore del suo rinnovo. Si tratterebbe di una decisione gravissima, a cui il Movimento 5 Stelle ha provato in tutti i modi a contrapporsi chiedendo al ministero dell‘Ambiente, più volte dichiaratosi contrario all’autorizzazione, di mantenere fede alla parola data e chiedendo al ministero delle Politiche Agricole e della Sanità di schierarsi dalla parte dei cittadini facendo prevalere il principio di precauzione sugli interessi delle lobby.

Negli ultimi due incontri del Comitato fitosanitario, gli esperti inviati da Roma hanno negato il loro consenso. Resta da vedere se saranno coerenti anche al terzo tentativo. Ci auguriamo che ciò accada e che, in ogni caso, l’Italia, avendone capacità, metta al bando il glifosato senza attendere direttive europee o decisioni calate dall’alto. Come del resto ha già fatto la Francia. È una questione di buon senso, di lungimiranza politica ed economica, di responsabilità nei confronti dei cittadini e di tutela della salute pubblica. È l’unica strada da percorrere per tutelare la vita e il nostro Paese: #StopGlifosato!
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