Lavoro

Schiavismo in Italia, la lunga catena

"Bestie da soma" opera di Teofilo Patini (1886)

“Bestie da soma” opera di Teofilo Patini (1886)

Schiavismo nella grande distribuzione.

Schiavismo nascosto nel cibo che acquistiamo per nutrirci.

Schiavismo nel ventunesimo secolo.

Incredibile, vero?

Gabbie

Foto Flickr di Sara

Eppure, a volte, anche nella più piccola e apparentemente innocua azione, diventiamo inconsapevoli ingranaggi di un crudele meccanismo che, da un capo all’altro del mondo, stritola esseri umani identici a noi per portare sulle nostre tavole il necessario per vivere.

Alcuni giorni fa sono rimasto colpito dalla lettura di un articolo che ci svela come alcune catene della Grande Distribuzione (i nostri supermercati) utilizzino per la raccolta ortaggi (anche biologici) manovalanza migrante trattata al pari di schiavi.
Tutto questo avviene nella nostra civile (?!) Italia e per la precisione nella provincia di Foggia. Gli umani ridotti a pura merce vengono impiegati persino nella raccolta di prodotti biologici e utilizzati da catene che si sono regolamentate con un codice etico.

Monumento schiavismo Zanzibar

Foto Flickr di Seyemon

La loro paga per raccogliere broccoli bio è di 2,7 euro netti l’ora. Parte del compenso percepito deve poi essere “girato” a un caporale, che fa da intermediario tra migrante e mondo esterno, costringendo il lavoratore schiavizzato a rivolgersi al caporale per la ricerca di un’abitazione in affitto (talvolta fatiscente), per i trasporti da e per il luogo di lavoro e persino per acqua e cibo.

Dov’è l’etica nell’acquisto di un prodotto biologico bagnato dal sudore di un migrante ridotto a un animale da soma?
La sconcertante e triste verità è stata scoperta e reso nota da una tv francese, anche se, per chi è impegnato attivamente nel terzo settore in Italia, questa non sarà una novità dell’ultim’ora.

Impossibile non pensarci nei giorni successivi.

Link articolo

L’obiezione più comune a chi, in un ricco paese occidentale (anche se in fase di declino e de-industrializzazione), si interessa a questi temi è quella di essere mosso da un idealismo poco costruttivo e di apparire come totalmente sganciato dal piano pratico della realtà.

Questa critica, mossa con spirito più o meno costruttivo, poteva forse avere un valore alcuni anni fa, prima che entrassero in gioco, in ambito economico politico e culturale, meccanismi che stanno rendendo il nostro pianeta sempre più unito rispetto ai flussi finanziari globali. Non a caso, citiamo qui il concetto dall’antropologia culturale che definisce l’attuale comunità umana tutta come un “villaggio globale” (studioso di riferimento: Marshall McLuhan).

Volto umano

Foto Flickr di Jonathan Kos Read

Il MoVimento, come sapete, ha una visione post ideologica della politica. Come cittadini e con i cittadini, ci confrontiamo ogni giorno nel cercare soluzioni concrete e non ideali a situazioni, talvolta spiacevoli e irreversibili, che abbiamo ereditato da decenni di una mala politica svolta spirito di servizio.

Nel mondo globalizzato selvaggiamente, in cui siamo stati gettati volenti o nolenti, non possiamo oggi non confrontarci sulla filiera dei prodotti che consumiamo tutti i giorni, agendo in modo concreto nell’ambito d’azione, piccolo o grande, di nostra competenza.

Sempre per rispondere all’obiezione di cui sopra, voglio porvi una domanda.

Vi piacerebbe diventare schiavi da un giorno all’altro?

Perché ignorando gli schiavi che ci rendono inconsapevolmente la vita comoda oggi rischiamo di ignorare la nostra triste fine, di cui durante l’estate in modo intelligente ci aveva avvisato Debora Billi (all’epoca blogger, oggi responsabile stampa della Camera M5S.)

Possiamo iniziare anche oggi, con un’azione minima, per prendere consapevolezza del viaggio che i prodotti alimentari e non percorrono prima di arrivare a casa nostra.

Frutta etica

Foto Flickr di Pawel Loj

Per questo vi propongo un gioco “intelligente” da fare online e che trovate nel link al termine del post.
Anche perché ormai siamo interconnessi. Questo è un dato di fatto, favorito non solo dalla presenza e dall’utilizzo della rete internet.

Il gioco proposto è purtroppo solo in lingua inglese, ma le animazioni grafiche lo rendono abbastanza intuitivo da poterlo apprezzare anche se non avete troppa padronanza di questa lingua.

Buon viaggio virtuale, divertente e al tempo stesso consapevole.

How Many Slaves work for you? (segnalazione di Jak Italia)

Cittadino 5Stelle – Deputato Mirko Busto