In alcune zone d’Italia non piove da mesi, l’inverno è stato particolarmente asciutto e la rete idrica nazionale fa letteralmente acqua da tutte le parti. La siccità sta mettendo in ginocchio l’Italia. E ora tutti gridano all’emergenza, ma quale emergenza? Quale sorpresa?! Ci si riduce all’ultimo, sperando che le cose in qualche modo si sistemino da sole, continuando tra l’altro, e incredibilmente, a sottovalutare gli effetti del cambiamento climatico.
Il Paese si trova oggi in seria difficoltà con i 2/3 dei campi coltivati a secco. Per la siccità si contano danni ovunque: dal Piemonte, regione con la maggior superficie coltivata a riso in Europa (coltura che necessita di molta acqua) fino ad arrivare alla Sicilia, devastata, come tante altre regione del sud Italia, dagli incendi.
L’agricoltura sta soffrendo incredibilmente, Coldiretti calcola danni per 2 miliardi e 10 Regioni si apprestano a chiedere lo stato di calamità naturale al Governo. E a Roma, la capitale, 1.5 milioni di residenti rischiano di rimanere senza acqua. Una situazione inaccettabile.
Video: Ansa
In Italia su cento litri di acqua erogati 39 si perdono per strada. Al nord “solo” il 29% mentre al Centro e al Sud il 45%. La rete idrica nazionale è più che obsoleta con il 60% dei tubi che risalgono a più di 30 anni fa. Un quadro allucinante. È il fallimento di fatto della privatizzazione dell’acqua bocciata da ben due referendum ma portata avanti in sfregio alla volontà popolare dai governi PD. Privatizzazione che non ha migliorato l’efficienza né ridotto le tariffe e neppure investito sulle infrastrutture per ridurre lo spreco ma ha pensato solo a fare profitti immediati e a campagne di acquisizione per cancellare l’acqua pubblica.
Cosa fare per provare a risolvere il problema e non mettere l’ennesima “pezza”? Intanto sarebbero necessari investimenti tra i 5 e i 10 miliardi (mentre se ne spendono meno della metà). L’agricoltura poi e soprattutto l’allevamento andrebbero seriamente messi in discussione. Questi due settori da soli consumano, secondo il WWF, tra il 44% e il 60% dei consumi idrici totali italiani, seguite dall’industria (25-36%) e dagli usi domestici (15-20%). Basti pensare che la produzione di carne bovina costa oltre 250 metri cubi d’acqua all’anno pro capite. Consumi che potrebbero essere resi più efficienti, per esempio, rendendo obbligatori il recupero delle acque piovane e l’irrigazione a goccia. Interventi strutturali che il governo non ha ancora messo in campo!
Quello a cui si assiste da ormai più di un mese (incendi, siccità) è solo un assaggio di quello che potrebbe diventare la norma nei prossimi anni. Finché non cambieremo paradigma, finché non ragioneremo in termini di agricoltura contadina e più ecologica e non ci prenderemo cura del nostro territorio (manutenzione della rete idriche, pulizia dei boschi) nulla cambierà.