Tasso di estinzione, livello di deforestazione, quantità di CO2 in atmosfera, flusso di azoto e di fosforo. Sono le quattro emergenze ambientali che l’umanità rischia di non potere più affrontare, avendone superato il limite di sopportazione da parte del pianeta. Quattro confini che la nostra società dei consumi ci ha già fatto varcare, portandoci verso una situazione a breve irreversibile.
Lo dimostra una nuova ricerca, Planetary boundaries: Guiding human development on a changing planet. Che, in particolare, sottolinea come tutto ciò porterà il nostro pianeta a essere “molto meno ospitale” di quanto sia stato negli ultimi 11mila anni, periodo in cui l’umanità ha potuto prosperare – anche se a spese di tutte le altre specie.
Questi limiti, oltre i quali si entra in una “zona di incertezza”, sono stati identificati dagli scienziati nel 2009. L’intento, sei anni fa, era quello di aiutare i decision maker a fare scelte orientate verso la tutela dell’ambiente, e quindi verso il benessere dell’umanità.
Ovviamente non è stato così, e adesso ci ritroviamo in questa situazione.
Nove limiti da non sorpassare, in nove diverse aree del sistema-Terra: cambiamento climatico, perdita della biodiversità, assottigliamento dello strato di ozono, acidificazione degli oceani, flussi biogeochimici (il flusso di azoto e fosforo), variazione della destinazione d’uso (deforestazione), uso di acqua dolce, inquinamento atmosferico e inquinamento chimico. Quattro, appunto, quelli già sorpassati.
Che fare, quindi? Ricorrere urgentemente a seri provvedimenti, suggeriscono i ricercatori. Al momento, infatti, le “zone di incertezza” in cui ci troviamo ci stanno avvertendo sui rischi per il genere umano, dandoci ancora un minimo di tempo per agire.
Del resto, ricorda lo studio, la volontà politica ci ha portato negli ultimi due decenni a fronteggiare e praticamente risolvere il problema del buco nell’ozono. Perché non fare lo stesso con queste altre nove emergenze ambientali?
Vedendo i decisori che abbiamo, sia in Italia che all’estero, la speranza tende ad assottigliarsi. Ma è pur sempre l’ultima a morire.