Grassi animali come biocarburanti. Di cosa parliamo?
La Greenoil sta pensando di costruire un impianto a Mottalciata (BI) per ricavare bio-oil da grassi animali… ma davvero qualcuno crede che bruciare carcasse di animali sia una possibile soluzione? Non si tratta di un caso isolato. Molti impianti già autorizzati per la combustione di oli vegetali stanno cercando di poter utilizzare anche materiale derivato da grassi animali. Le nuove tecnologie hanno infatti esteso le possibilità d’impiego dei sottoprodotti di origine animale o dei prodotti derivati ad un ampio numero di settori produttivi, e in particolare per la produzione di energia. Tuttavia, l’applicazione di tali nuove tecnologie potrebbe implicare rischi sanitari e ambientali.
ENI devasta il clima anche se tinta di verde
Ormai è una moda che ha contagiato tutto il mondo, soprattutto quello occidentale: si fa a gara a più è più “verde”. Una mania che ha preso molte aziende, all’improvviso. E più l’impresa è grande, più si vuole far passare come green! L’apice in questo senso lo si è raggiunto in campo petrolifero. Mi spancio ancora dalle risate pensando a BP, responsabile del disastro di cinque anni fa presso la piattaforma Deepwater Horizon, che da British Petroleum voleva cambiare il suo nome in Beyond Petroleum. Ma non sono solo britannici o americani a praticare il greenwashing in ambito fossile. Anche l’italianissima ENI, azienda in parte statale che ha contribuito ad avvelenare il Belpaese e buona parte del globo,
Terra, risorse limitate e popolazione in crescita
Secondo la FAO, saremo 9 miliardi solamente entro la metà di questo secolo e, cosa ancora più preoccupante, per sfamarci tutti sarà necessario un aumento della produzione globale di cibo dal 70 al 100%. Negli stessi anni il mondo dovrà affrontare sfide molto impegnative per garantire un piatto di cibo per tutti. Oltre a ciò, può avere presto gravi conseguenze lo spostamento, specie nelle economie emergenti, da modelli di consumo alimentare tradizionali verso quelli tipici dei paesi ricchi industriali a più alto impatto ambientale e più elevato consumo di risorse: più alimenti trasformati, conservati e soprattutto più alimenti di origine animale. Un altro fenomeno da non sottovalutare è la diretta competizione tra le bioenergie (biocombustibili, biomateriali, ecc.) e la produzione alimentare. Siamo in un sistema in cui si coltiva per bruciare ciò che si raccoglie: una delle invenzioni più immorali del sist…
Bioetanolo….evaporato!
Il bioetanolo è evaporato? Sono passati cinque mesi dalla mia visita alla bioraffineria di Crescentino (Vercelli). Questo impianto dovrebbe produrre un biocarburante assai pregiato (bioetanolo) da un vegetale autoctono e non commestibile, la canna arundo donax o da residui agricoli come le paglie di riso e grano. Parte dell’impianto è invece destinato alla produzione di energia elettrica tramite una centrale che dovrebbe bruciare le biomasse di scarto ottenute dalla produzione dell’etanolo. A febbraio, durante il sopralluogo, ci fu spiegato che si stavano producendo 50 tonnellate di bioetanolo il giorno e che la messa a regime dell’impianto sarebbe stata attuata di lì a poco. Abbiamo visitato l’azienda ma non ci è stato fatto accedere ai rubinetti da …
Strane storie di multinazionali in ascesa
Lasciatemi raccontare un caso emblematico di una grande azienda che contribuisce finanziariamente all’ascesa o per meglio dire all’ascesso del Partito Democratico. Su indicazione di un gruppo di cittadini di Crescentino (video), esasperati da divers…
Metti una canna nel tuo diesel
Come utilizzereste una canna di bambù per far muovere la vostra automobile? Magari sul portapacchi per issare carichi “volanti” o a portata di mano quando abbassate il finestrino e dovete premere il bottone per ottenere il tagliando dell’autostrada… Scherzi a parte, torniamo a parlare della bioraffineria di Crescentino, impianto attivo da dicembre 2012 e che, tra i primi al mondo, dovrebbe produrre biocarburante da una specie vegetale autoctona e non destinata al consumo umano. Sorvoliamo sul fatto che con la crisi (anche alimentare) che c’è in giro destinare ter…