Produrre cibi sani che difendano la salute di tutti e la dignità di chi lavora è possibile
Esiste un’alternativa praticabile e sostenibile ad un modello di agricoltura che porta sulle nostre tavole cibi scadenti, infarciti di prodotti chimici e che rischia di ingrassare poche multinazionali a discapito della salute e del futuro di tutti noi. Come? Ripensando l’attuale modello produttivo che impoverisce gli agricoltori, il territorio e la biodiversità e aiutando le aziende che da tempo stanno puntando su una produzione di qualità. Praticare un’agricoltura che tuteli ambiente, salute e dignità di chi lavora non è un miraggio. L’Italia in questo potrebbe persino esserne molto più avvantaggiata grazie alla sua biodiversità, ad un sistema di piccole e medio aziende e a una lunga tradizione di buona e sana cucina mediterranea. Perché stiamo rischiando di giocarci questa carta portando sui nostri piatti junk food ameri…
Agricoltura del domani: le alternative concrete per coltivare il futuro
L’agricoltura sta vivendo un momento particolarmente difficile e complesso: anni di crisi che hanno messo in ginocchio il settore, ai quali ora si aggiunge anche il cambiamento climatico. In Europa, nel 2016, le aziende agricole hanno perso in media 14 punti percentuali di reddito. E le aziende italiane non sono da meno, in particolar modo quelle meridionali che rappresentano, con una perdita del 30%, il fanalino di coda di questa classifica. Un’agricoltura schiacciata dagli alti costi produzione in crescita anche a causa di un modello di produzione fragile e eccessivamente dipendente dalla chimica. Alti costi di produzione che si traducono in bassi ricavi per gli agricoltori, esposti ad una spietata competizione internazionale alimentata dai trattati di libero scambio -TTIP, CETA-, che vanno nella direzione opposta alla tutela della qualità e delle …
Indonesia, dopo le fiamme l’olio di palma!
La pubblicità ingannevole di Aidepi ha anticipato di poco l’inizio di incendi che, ancora una volta, hanno devastato enormi porzioni di foresta indonesiana. In questi giorni, la denuncia arrivata da Greenpeace contro le piantagioni di olio di palma in Indonesia è l’ennesima riprova di come l’uso di questo olio renda l’Occidente responsabile della inesorabile deforestazione dell’Indonesia e della Malesia, con la conseguente perdita della biodiversità presente in questi territori. Le immagini divulgate da Greenpeace
Come raddoppiare la produzione di cibo
Se si vuole raddoppiare la produzione di cibo nel mondo, bisogna tornare all’agricoltura contadina e ai piccoli produttori. Questo è il messaggio, semplice e chiaro, della piccola e semi-sconosciuta Grain, organizzazione non-profit che lavora per sostenere i piccoli agricoltori e i movimenti sociali nelle loro lotte per i sistemi alimentari basati sulla biodiversità e le comunità locali. Secondo la FAO, nel mondo le famiglie di agricoltori gestiscono tra il 70 e l’80% delle terre agricole e producono l’80% del cibo. Eppure, queste persone sono costrette a interrompere la loro preziosa attività, e addirittura a lasciare le loro stesse terre per far posto a un’agricoltura devastante portata avanti con la scusa di “sfamare il mondo”. Un po’ come Expo, che vuole “nutrire il pianeta�…
Il glifosato è da vietare!
Mercoledì scorso ho presentato con altri colleghi del M5S una mozione parlamentare sul glifosato, principio attivo dei diserbanti chimici più venduti al mondo. Nella mozione ho fatto presente che questo veleno, ampiamente usato in ambito agricolo, ma anche negli spazi urbani e nel giardinaggio, nonostante numerose evidenze scientifiche che ne riconoscono i rischi per la salute e per l’ambiente è ancora in libera circolazione. Ma andrebbe subito vietato! Gli erbicidi a base di glifosato sono largamente utilizzati per il controllo delle piante infestanti e indesiderate perché non sono selettivi, ma eliminano tutta la vegetazione. Le irrorazioni aeree, inoltre, sono utilizzate su vaste monocolture di alcune specie vegetali, con crescente rischio di esposizione accid…
La carne distrugge la biodiversità
La chiave della conservazione della biodiversità sta nella riduzione del consumo di carne. Lo riconferma uno studio pubblicato su Science of the Total Environment, in cui sono stati esaminati, fra le altre cose, i modelli di consumo di carne nell’America “tropicale”, in Africa e in Asia. Lì, in particolare, preoccupano ovviamente gli eccessivi consumi di proteine animali della Cina: sempre di più e sempre più insostenibili. Il consumo di prodotti alimentari di origine animale da parte degli esseri umani è “una delle più potenti forze negative che riguardano la conservazione degli ecosistemi terrestri e della biodiversità”. Parlano chiaro gli scienziati autori dell’ultima grave accusa scientifica fatta al mondo delle carni:
Xylella, non peggioriamo la situazione!
Non si può risolvere un problema usando la stessa mentalità che lo ha creato, diceva Albert Einstein. Eppure, in molti continuano a provarci. Anche con la questione degli ulivi salentini ammalati e del tanto sbandierato colpevole: la Xylella fastidiosa, un batterio delle piante che colpisce gli ulivi della provincia di Lecce già dall’ottobre del 2013. In realtà, oltre alla Xylella, sono stati individuati diversi agenti che associati possono causare il cosiddetto CoDiRO, il complesso del disseccamento rapido dell’olivo, una fitopatologia che colpisce le piante di ulivo con disseccamenti del lembo delle foglie fino a colpire l’intera pianta. Eppure secondo L’EFSA, l’autorità europea per la sicurezza alimentare, non esiste una certezza scientifica sulle cause di questa patologia vegetale. Le piante si ammalano plausibilmente per le condizioni di
Latte, carne e uova: una marea di problemi
Dagli anni ’60 a oggi, l’Italia ha visto quasi triplicare i propri consumi di carne, passati da 31 kg agli 87 del 2011. Con buona pace delle raccomandazioni di tutte le linee guida per la tutela della salute. Più di recente, paesi con un ben maggiore impatto demografico come la Cina, un colosso da 1 miliardo e 370 milioni di abitanti, sta ripercorrendo la stessa transizione. Anche per il consumo di uova e latticini assistiamo a un trend di crescita nei paesi emergenti. Delle prime, infatti, la Cina ha quasi moltiplicato per sette i propri consumi, mentre il Brasile li ha raddoppiati. Per quanto riguarda il latte, invece, oltre che nelle economie emergenti, il suo consumo appare in aumento in tutta Europa, e risulta già particolarmente elevato in Italia e negli USA. Una breve panoramica sui consumi totali nell’anno 2011 ci mostra quanto, ovviamente, pesi l’impatto della popolazione sui consumi globali. Sempre secondo i dati de…