Un quadro tetro quello tratteggiato dalla stampa locale in data odierna. Dopo alcuni decenni di servizio, in queste ore è stata apparentemente posta la parola fine all’attività dell’impianto, con il suo definitivo spegnimento.
Si tratta di una fine apparente, perché l’indifferenziato che arriverà a Vercelli dovrebbe essere trattato a Cavaglià (impianto di produzione ecoballe e discarica).
Oppure chissà, quando l’attenzione dell’opinione pubblica sarà scemata, l’indifferenziato sarà disintegrato nei forni dei cementifici, strutture meno controllabili di un inceneritore perché gestite da privati.
Rifiuti nei cementifici? In Italia si può, grazie al decreto Clini del marzo 2013 e al governo di centrosinistra Monti.
Maura Forte, candidata sindaco per le imminenti amministrative vercellesi, pare aver dimenticato questo “regalino” della sua stessa scuderia, perché in un’intervista dichiara che si occuperà di “inceneritore e polveri sottili nell’aria”.
Anche in questo caso notiamo che il PD si comporta come un cavallo imbizzarrito e confuso, che scalcia in una direzione e solleva la testa da un’altra.
O nella migliore delle ipotesi, una distanza siderale divide la base locale dai “piani alti” del proprio partito d’appartenenza e anche dal presidente del consiglio.
Matteo Renzi è da sempre a favore degli inceneritori e nemico di chi si batte per tutelare la salute dei cittadini. Basti ricordare le accuse lanciate al medico oncologo Patrizia Gentilini (video online sul sito www.vercelli5stelle.it).
Altra nota dolente, che annerisce un quadro e un cielo già di per sé tetro nel vercellese, è quella riguardante la condizione dei lavoratori in forza a questa piccola cittadella degli orrori (ricordate che l’inceneritore è stato anche teatro di una giovane morte bianca?).
Anche in questo caso, da parte delle istituzioni locali, de-umanizzate dal loro ruolo di apportatrici di servizi utili alla cittadinanza, arrivano solo faciloneria e pressappochismo: i lavoratori sembrano quasi trattati alla tregua di rifiuti, nel migliore dei casi alcuni di essi saranno ricollocati come autisti in marcia verso la “fossa” di Cavaglià.
Una sorte, quella di una macchina obsoleta e fuori tempo, che si poteva prevedere e su cui il M5S a livello nazionale e locale, assieme all’apporto di cittadini e associazioni del territorio, fa sentire la sua voce per immaginare e attuare un futuro più sostenibile.
Sotto gli occhi di tutti, anche il fatto che il revamping dell’inceneritore è stato uno spreco di denaro pubblico.
Oggi più che mai, alla luce di quanto sopra esposto, assieme agli attivisti locali ho sollecitato una risposta al neo ministro allo Sviluppo Economico Federica Guidi in merito alla bonifica dell’area e al futuro della mia città.
Link interrogazione
Mirko Busto – deputato M5S
]]>Ringraziamo i comitati, le Associazioni e i singoli cittadini che si sono battuti negli anni per spegnere l’inceneritore, impianto fortemente impattante in una delle aree più inquinate d’Italia e del mondo.
Come eletti e attivisti del M5S ci siamo battuti a lungo per il rispetto dei limiti emissivi, per la chiusura e la bonifica dell’impianto.
Eravamo trasaliti, qualche mese fa, alla decisione di questa Giunta di investire altre centinaia di migliaia di euro per far ripartire il vetusto impianto dopo l’ennesimo fermo. Evidentemente l’avvicinarsi delle elezioni deve aver portato a più miti consigli.
Ora restiamo in allerta per far sì che non venga programmato un nuovo impianto di incenerimento nel quadrante nord. L’impianto a freddo dovrà essere una “fabbrica dei materiali” che studi i materiali post consumo per riprogettarli verso la totale scomponibilità, riciclabilità e riusabilità.
Non già un impianto che produce CDR (combustibile da rifiuti) da bruciarsi in altri forni. I rifiuti possono e devono essere gestiti solo nell’ottica dell’obiettivo Rifiuti Zero con la riduzione e la riprogettazione a monte e la raccolta differenziata, il riuso, il riciclo a valle.
Vercelli – e non solo – può partire da subito verso l’obiettivo Rifiuti Zero, ma ha bisogno di un’amministrazione più informata ed attenta al bene comune che ai propri interessi e vecchie logiche di consumo. Rifiuti Zero è anche obiettivo e contenuto che guida M5S a livello nazionale nella redazione del nuovo Testo Unico Ambientale (TUA).
Quanto agli eletti, impegneremo sia Roma che Torino affinché si metta fine al rimpallo di competenze tra enti e venga finalmente approntata la bonifica dell’area di Via Asigliano.
A questo proposito, c’è già la volontà di presentare una nuova interrogazione parlamentare in merito alla bonifica dell’area e per scongiurare il sorgere di ulteriori impianti di questo tipo in territorio vercellese.
Ricordiamo altresì che sull’area del termovalorizzatore di Vercelli, a maggio scorso e sempre grazie al lavoro di rete svolto con i cittadini, era stata presentata un’interrogazione proprio sulla bonifica, interrogazione alla quale attendiamo risposta dal Ministero dello sviluppo economico.
Davide Bono, consigliere regionale M5S Piemonte
Mirko Busto, deputato M5S Piemonte
MoVimento 5 Stelle Vercelli
Altri link utili:
Che Fare rilascia in rete la consulenza tecnica
]]>Guardate dunque cosa accade in Toscana dove, dal 1974 al 2010, si sono avvicendati due impianti di incenerimento in località Falascaia nel Comune di Pietrasanta. In Toscana, l’ASL di Viareggio ai primi di ottobre ha presentato i primi dati di un’indagine epidemiologica che sta monitorando circa mille morti sospette, relative agli anni Ottanta, e più di 350 nascite tra il 2004 e il 2010.
Perché ci stiamo preoccupando così tanto? Perché dal 2004 al 2010 l’inceneritore toscano fu gestito da Tev Veolia, che guarda caso sino allo scorso anno era gestore dell’inceneritore vercellese. Possiamo dire che i due impianti sono “gemelli”?
Gemelli ma non uguali, poiché, come riportato dall’articolo del quotidiano toscano Il Tirreno, l’inceneritore toscano ha sospeso l’attività “dal 2010 dopo un’indagine della Procura della Repubblica di Lucca: nel patteggiamento che ha concluso la vicenda giudiziaria si è ammesso che i tecnici della società che lo gestiva (la multinazionale francese Tev Veolia) taroccavano i dati delle emissioni di anidride carbonica”.
Di fronte all’articolo che ricorda i dati taroccati e le morti sospette nella vicenda toscana, siamo solidali con i cittadini toscani coinvolti e vogliamo più chiarezza anche sulle nostre preoccupazioni locali, acuite dai risultati della seconda fase di uno studio su 18 Comuni situati attorno al capoluogo vercellese.
Preoccupante, al termine dello studio vercellese, la lettera dei medici Salerno e Palin che evidenzia “dei rischi decessi e malattie globalmente maggiori nelle zone a Sud di Vercelli rispetto quelle a Nord”.
Ancor più preoccupante sapere che da poche ore l’inceneritore di Vercelli, un gigante vetusto e in agonia, sta funzionando con una sola linea, reo di aver sforato ben sei volte in 15 giorni le emissioni di monossido di carbonio.
Tutto questo avviene in quella che l’Agenzia Europa per l’Ambiente (EEA, European Environment Agency) ha definito poche ore fa la zona più inquinata d’Europa: la nostra Pianura Padana, una conca in cui le correnti d’aria cariche di particelle ultrasottili (Pm 2,5) ammorbano le nostre vite.
Ci chiediamo: come sono collegate le vicende di questi due “gemelli tossici” tra nord e centro Italia? Vi sono dei collegamenti tra l’incidenza dei tumori a sud di Vercelli e la posizione dell’inceneritore vercellese, sito in via per Asigliano tra Vercelli città e la Bassa vercellese, in direzione Casale? Vi sono altri dati disponibili per i cittadini piemontesi e vercellesi sulla qualità dell’aria nella nostra Pianura Padana? Possono esserci fornite delle prime anticipazioni e aggiornamenti dal Registro Tumori avviato a Vercelli nel 2011? La nostra salute è oggi, non domani.
Fonti: Il Tirreno del 03/10/2013 (link), La Stampa Vercelli 15/10/2013 (link), lettera dei medici (link), Il Corriere Milano 17/10/2013 (link)
Interrogazione (che attende risposta) in Commissione su inceneritore di Vercelli
Mirko Busto – Capogruppo M5S VIII Commissione Ambiente Camera dei deputati
]]>L’art. 41 (“Commissari rifiuti” nella Regione Campania) al comma 6, detta disposizioni volte alla nomina, con decreti del Ministro dell’ambiente, di uno o più commissari – ad acta – per provvedere, in via sostitutiva degli enti competenti in via ordinaria, alla realizzazione e l’avvio della gestione degli impianti nella Regione Campania già previsti e non ancora realizzati e ad altre iniziative strettamente necessarie –
in poche parole parliamo di nuovi inceneritori.
Voglio ricordare che il Parlamento europeo, lo scorso 20 aprile ha approvato a stragrande maggioranza la relazione dal titolo “sulla revisione del sesto programma d’azione in materia di ambiente e la definizione delle priorità per il settimo programma”.
In quella sede, l’Assemblea ha chiesto alla Commissione europea una migliore applicazione della vigente legislazione comunitaria sui rifiuti e di precisare obiettivi più ambiziosi di prevenzione, riutilizzo e riciclaggio nonché un netto decremento della produzione stessa di rifiuti.
È stato richiesto, inoltre, di introdurre il divieto di incenerimento dei rifiuti che possono essere riciclati o compostati, una proposta coerente con la gerarchia europea e con la direttiva europea sui rifiuti che stabilisce un «ordine di priorità» di ciò che costituisce «la migliore opzione ambientale nella normativa e nella politica dei rifiuti».
In testa alla gerarchia figura la prevenzione. Ossia misure atte a ridurre la quantità dei rifiuti alla fonte, anche attraverso il riutilizzo dei prodotti o l’estensione del loro ciclo di vita
Segue poi il riutilizzo, ovvero le operazioni di controllo, pulizia e riparazione attraverso cui prodotti o componenti di prodotti diventati rifiuti sono preparati in modo da poter essere reimpiegati senza altro pretrattamento.
Quindi il riciclaggio vero e proprio, ossia qualsiasi operazione di recupero attraverso cui i materiali di rifiuto sono ritrattati per ottenere prodotti, materiali o sostanze da utilizzare per la loro funzione originaria o per altri fini.
Segue poi il recupero diverso dal riciclaggio, come il recupero di energia o altre operazioni il cui principale risultato sia di «permettere ai rifiuti di svolgere un ruolo utile sostituendo altri materiali». A questo proposito, la direttiva precisa che gli impianti di incenerimento dei rifiuti solidi urbani possono essere intesi come attività di recupero ma che riutilizzo e riciclaggio sono da preferirsi in quanto rappresentano la migliore opzione ecologica.
Vi è, da ultimo, lo smaltimento che consiste in qualsiasi operazione diversa dal recupero anche quando l’operazione ha come conseguenza secondaria il recupero di sostanze o di energia
Seguendo questi principi vogliamo sottolineare che l’incenerimento non è da considerarsi una metodologia di smaltimento dei rifiuti efficiente e sostenibile a livello ambientale per le seguenti motivazioni:
1. Efficienza dell’uso delle risorse: l’incenerimento distrugge risorse preziose come metalli, plastiche o materiali biodegradabili, che potrebbero essere recuperati attraverso il riciclaggio. La loro distruzione comporta la necessita di estrarre e processare nuove risorse creando impatti ambientali e incidendo anche sulla bilancia commerciale dato che molte materie prime devono essere importate. L’energia recuperabile con l’incenerimento non è sufficiente a compensare queste conseguenze ambientali ed economiche .
2. Cambiamento climatico: un inceneritore con recupero di energia produce mediamente il 33% in più di emissioni di gas serra che una centrale turbogas. Il riciclaggio, invece, riduce le emissioni evitando estrazione e processamento di nuove materie prime.
3. Occupazione: Il riciclaggio di 10.000 tonnellate di rifiuti ha bisogno di 250 lavoratori rispetto ai 20-30 dell’incenerimento o 10 della discarica.
4. L’incenerimento scoraggia la prevenzione, il riuso e il riciclaggio: dato che questi impianti hanno bisogno di quantitativi costanti di rifiuti per lunghi periodi. Inoltre, il loro elevatissimo costo di costruzione sperpera le risorse pubbliche – che sono limitate – che potrebbero essere utilizzate per metodologie di smaltimento più efficienti.
Ma ci sono altre motivazioni che suggeriscono di perseguire strade alternative rispetto a quella dell’incenerimento dei rifiuti.
Innanzitutto la crisi economica ha portato ad una evidente contrazione dei consumi delle famiglie con conseguente riduzione dei rifiuti urbani e industriali prodotti. Inoltre quasi ovunque in Italia sono aumentate le percentuali di rifiuto che viene differenziato, arrivando a percentuali anche molto elevate. Ne risulta che gli impianti di trattamento esistenti risultano sempre più sovradimensionati e spesso, affamati di rifiuti, arrivando a contenderseli operando prezzi vantaggiosi pur di saturare i propri impianti.
Per questo motivo le aziende del settore guardano con interesse le regioni, come la Campania, che, non avendo una sufficiente dotazione impiantistica, hanno flussi di rifiuti disponibili.
D’altra parte la situazione attuale presenta anche una grande opportunità di cambiamento del sistema generale e di come la nostra società – ed intendo singoli individui, famiglie, reparto industriale, aziende – si rapporta alla produzione ed allo smaltimento del rifiuto.
A nostro avviso, ma è la natura che ce lo dice con messaggi sempre più drammatici, occorre cambiare drasticamente rotta, cambiare paradigma.
In questo senso il proporre nuovi impianti di smaltimento/incenerimento che ricalcano lo schema della distruzione della materia è un approccio errato e fuori dalle reali esigenze della contemporaneità nonché dalle forti aspettative rivolte al futuro non solo del nostro paese ma del pianeta.
Per quanto riguarda la specificità dell’ordine del giorno da me presentato si vuole sottolineare la drammatica situazione della cosiddetta Terra dei fuochi in Campania. Uno dei territori più tormentati e degradati del paese in ambito di offesa ambientale.
Sebbene la questione rifiuti campani sia stata per molti anni all’attenzione del Governo e dei media nazionali a tutt’oggi persistono situazioni assolutamente critiche per quanto riguarda l’incenerimento illegale di rifiuti e materiale di ogni tipo con ricadute devastanti su terra ed aria e quindi sulla salute delle popolazioni;
sul territorio la cittadinanza registra quasi a ritmo quotidiano roghi tossici ad elevatissimo tasso inquinante ai quali la politica non riesce a porre argine e tende più che altro e colpevolmente a stendere un telo di oblio, lasciando appunto che ogni male ricada sui cittadini.
Noi crediamo che la soluzione del problema non passi per la costruzione di nuovi inceneritori e chiediamo al Governo un impegno straordinario per risolvere la problematica attraverso l’avvio di un piano straordinario di recupero e bonifica dei territori interessati dagli incendi garantendo il ripristino della legalità e il massimo livello di tutela per la salute delle persone e dell’ambiente.
]]>Quindi gli eletti M5S elencano: “Estendere la riduzione del Cip 6 anche agli inceneritori, togliere la scandalosa deregulation sulle sagome degli edifici demoliti e ricostruiti, favorire il pagamento degli stagisti del ministero della Giustizia, aprire un fondo di sostegno alle Pmi in cui poter versare le eccedenze degli stipendi dei parlamentari, rendere più aperta e democratica la gestione della Cassa depositi e prestiti, rivedere la Tobin Tax per colpire il day trading, ricalibrare l’Iva sui servizi portuali, vincolare infine gli incentivi per i nuovi macchinari al mantenimento dei livelli occupazionali e delle strutture produttive sul territorio nazionale”.
“Con questi provvedimenti il Dl ‘Fare’ sarebbe stato almeno presentabile – chiudono gli eletti M5S – Al ministro Franceschini abbiamo lasciato intendere che non ci interessa la mera contabilità degli emendamenti presentati o approvati. E tantomeno le pantomime mediatiche su sterili battaglie, tipiche di una certa opposizione. A noi interessano le modifiche concrete e puntiamo sempre a portare a casa i risultati”.
MoVimento 5 Stelle
Gruppo Parlamentare – Camera dei Deputati
Ufficio stampa
Tel.: 0667605815/5483 E-Mail: [email protected]
Al momento della presentazione in Parlamento lo schema DPR (Decreto del Presidente della Repubblica) mancava addirittura del prescritto parere del Ministro dello sviluppo economico e durante il dibattito è emerso essere predisposto da oltre un anno ma presentato alle camere solo a fine legislatura. Forti le critiche alle politiche attuate dal Ministero dell’Ambiente e dell’azione complessiva del Governo che hanno sistematicamente evitato serie politiche di controllo ambientale.
l’VIII commissione della Camera, oltre a esprimere la sua contrarietà ha richiesto approfondimenti consultivi rimarcando le preoccupazioni per le conseguenze che questo provvedimento avrà sull’attività dei cementifici, sull’ambiente e sulla gestione dei rifiuti. La commissione ha inoltre richiesto un coinvolgimento delle Regioni e il rinvio dei provvedimenti alla prossima legislatura.
L’operato del Ministro Clini non è stato conforme ne agli indirizzi parlamentari, ne alle indicazioni del Parlamento Europeo perché ha perseguito prevalentemente la combustione dei rifiuti nei cementifici in totale contrasto con le categoriche indicazioni comunitarie che invece richiedono una classificazione dei rifiuti con l’obiettivo finale del definitivo abbandono delle pratiche di incenerimento delle materie recuperabili passando nel frattempo alla progressiva disincentivazione dei metodi di incenerimento.
Nei cementifici le temperature di regime necessarie comportano emissioni che sono già dimostrate essere più nocive di quelle degli inceneritori in più aspetti che coinvolgono le popolazioni dell’area ma anche chi vi lavora oltre che contaminare addirittura i prodotti stessi. L’attuazione di questo DPR permetterebbe l’innalzamento delle emissioni possibili per i cementifici che sono già attualmente critiche, addirittura da 2 a 9 volte rispetto ai valori fissati per gli inceneritori che sono soggetti anche ad altre limitazioni che in un cementificio verrebbero totalmente raggirate.
Essendo l’Italia il terzo detentore europeo di inceneritori e il maggiore di cementifici, con questo provvedimento otterrebbe di fatto il primato dell’incenerimento dei rifiuti e diverrebbe conseguentemente leader nella distruzione delle risorse da cui invece i paesi più coscienti traggono enormi ricchezze con il recupero.
Con una mozione il MoVimento 5 Stelle chiede il rispetto delle direttive europee e l’avvio di un approfondimento sulle valutazioni delle conseguenze ambientali e sanitarie includendo anche i potenziali rischi, questo interrompendo immediatamente la conversione dei cementifici in inceneritori.
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