TTIP, OGM E (NON) FUTURO DELL’AGRICOLTURA
Firmare il TTIP significa aprire le porte a un trattato che devasterà la nostra terra e spazzerà via la nostra sovranità alimentare.
Significa abbracciare l’idea americana per cui la natura e l’ambiente non sono altro che un ostacolo alla produttività e un mezzo per le multinazionali di perseguire i propri guadagni.
Un’idea che si è visto dove conduce: desertificazione, popoli affamati, land grabbing, pesticidi, sprechi di cereali per gli allevamenti intensivi, Ogm, malattie legate al cibo, perdita della sovranità alimentare, biodiversità a rischio, salinizzazione, scomparsa delle api, distruzione dei metabolismi naturali delle terre coltivabili…
E si potrebbe andare avanti. Perché è soprattutto dal metodo di produzione del cibo che derivano i grandi problemi che la società attuale deve affrontare: la tutela dell’ambiente, della salute e dei diritti ma, soprattutto, la salvaguardia della specie umana.
Presto sarà richiesto al nostro pianeta di nutrire dieci miliardi di persone. E sarà il settore agricolo mondiale quello che si dovrà impegnare maggiormente per farlo. Per questo c’è bisogno di un cambiamento: serve un modo nuovo di produrre, davvero sostenibile e del tutto diverso da quello proposto dal TTIP che ancora si aggrappa alla vecchia mentalità distruttiva della produzione intensiva, dell’agrochimica e dello sfruttamento (umano e ambientale) fino alla sterilità e all’esaurimento delle risorse.
L’unica soluzione è una transizione verso un’agricoltura ecologica, in cui il consumo di energia e di acqua sia ridotto al minimo e quello di pesticidi e fertilizzanti chimici a zero. È un modello che sperimenti nuove forme di produzione agricola, la rotazione e la diversificazione delle colture e incentivi le superfici coltivate a biologico o in modo naturale. Un modello in cui ci si affida all’ecosistema per garantire la fertilità del suolo, la produttività e la protezione delle colture.
Tutto ciò è possibile!
In Francia già da anni si stanno portando avanti questi sistemi, sempre con maggiore efficacia: è ormai provato, per esempio, che utilizzando metodi naturali per combattere le infezioni delle colture si raggiunge la stessa resa dei colleghi che utilizzano pesticidi. L’obiettivo è avere entro il 2050 la maggioranza delle aziende agricole votate all’agroecologia. Per farlo occorre una grande convinzione e assumersi un rischio, i risultati del passaggio dall’agricoltura tradizionale a quella sostenibile si vedranno con il tempo e saranno lampanti. Dobbiamo ricordarci che la natura e l’ambiente sono alleati preziosi!
E che per combattere la povertà agricola, preservare le risorse naturali e far fronte al cambiamento climatico non ci possiamo affidare a chi è tra le maggiori cause della loro esistenza: l’industria agrochimica e la lobby americana dell’alimentare.