Lavoro

DL 69 – Lavori parlamentari – iter e strategie

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Mirko Busto e Angelo Tofalo

Da alcune settimane è in discussione alla Camera dei deputati il disegno di legge di  “Conversione in legge del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, recante disposizioni urgenti per il rilancio dell’economia” (ac 1248) cosiddetto “Decreto del Fare” presentato il 21 giugno 2013.

Si tratta in buona sostanza di un Decreto omnibus, ossia un decreto-legge contenente norme disparate riguardanti settori e necessità urgenti di diversa tipologia.

Come dispone la nostra Costituzione un decreto legge è un provvedimento provvisorio avente forza di legge, adottato in casi straordinari di necessità e urgenza dal Governo, ai sensi dell’art. 77 della Costituzione della Repubblica Italiana (nonché regolato ai sensi dell’art. 15 della legge n. 400/1988).

Articolo 77 Costituzione

Il Governo non può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che abbiano valore di legge ordinaria.

Quando, in casi straordinari di necessità e di urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni.

I decreti perdono efficacia sin dall’inizio, se non sono convertiti in legge entro sessanta giorni dalla loro pubblicazione. Le Camere possono tuttavia regolare con legge i rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti non convertiti. 

E’ da segnalare come negli ultimi decenni nel “conflitto” tra principio di rappresentatività ed esigenze della governabilità, sono queste ultime ad aver avuto la meglio, ed il decreto-legge è diventato di fatto lo strumento utilizzato dai Governi dei vari colori politici, per percorrere una corsia preferenziale per fare approvare nel più breve tempo possibile i propri disegni di legge (cosiddetto abuso del decreto-legge), allontanandosi vistosamente dall’impianto del Costituente, che aveva pensato al decreto-legge quale strumento straordinario in casi di necessità ed urgenza. Si tratta in breve del cosiddetto abuso della decretazione d’urgenza, che nel tempo ha sempre più privato il Parlamento dell’esercizio della funzione legislativa.

Il Dl 69 è approdato in Commissione V Bilancio martedì 2 luglio 2013 inaugurando il suo iter parlamentare per la conversione.

Durante il lavoro in Commissione sono stati presentati 2200 emendamenti di cui 500 del Movimento 5 Stelle e più di 700 della maggioranza. Vista la mole delle proposte emendative si è deciso di ridurne il numero e noi ne abbiamo presentati circa 80.
Da qui si è lavorato per 3 notti e 3 giorni e non ci è stato approvato quasi nessun emendamento importante, anzi è capitato di vedere i presidenti che non alzavano neanche la testa per guardare/contare i voti favorevoli, contrari e astenuti agli emendamenti ma che davano l’esito coincidente con il loro parere di relatori e su questo abbiamo inviato lettere scritta alla Presidente Boldrini.
Non paghi ci è stato chiesto di ridurre ulteriormente il numero degli emendamenti. Dopo trattative estenuanti per ridurre gli emendamenti, siamo arrivati a 8 (otto!) irrinunciabili.

Nulla da fare. La somma degli interessi particolari e i delicati equilibri del Partitone han prevalso, di nuovo. Rappresentando noi il 25% non potevamo accettare altri ridimensionamenti del nostro lavoro ed il Governo ha così chiesto la fiducia.

La questione di fiducia è un istituto della forma di Governo parlamentare riservato al Governo, non previsto in Costituzione, ma disciplinato dai regolamenti interni della Camera (art. 116) e, in modo più succinto, del Senato nonché dalla legge n. 400/1988.

L’istituto della Fiducia fa decadere la possibilità di emendare il testo, ossia decadono tutti gli emendamenti proposti.

A questo punto rimanevano in piedi solo gli ordini del giorno. Disciplinati dall’articolo 88 e seguenti del Regolamento della Camera, gli ordini del giorno non sono ovviamente degli emendamenti, non toccano il testo approvato, ma si limitano ad esprimere una direttiva politica al Governo: l’ordine del giorno che può essere proposto da ciascun parlamentare può difatti impegnare il Governo ad interpretare una legge in un certo qual modo o ad adottare delle leggi tramite alcuni provvedimenti di attuazione; inoltre può sottolineare alcuni aspetti specifici della materia in esame verso i quali indirizzare l’azione governativa. A sua volta il Governo esprime il proprio parere sugli ordini del giorno, accogliendoli, non accogliendoli o accogliendoli solo come raccomandazione ovvero con modifiche al testo. In altri termini anche se posta la questione di fiducia i singoli parlamentari possono presentare ordini del giorno che vanno esposti e votati.  Come recita il suddetto art. 88 del Regolamento “Gli ordini del giorno possono essere illustrati per non più di cinque minuti ciascuno, e sono posti in votazione dopo l’approvazione dell’ultimo articolo, ma prima della votazione finale […] non possono essere presentati o.d.g. che riproducano emendamenti o articoli aggiuntivi respinti”

Nel contempo il Movimento ha chiesto al Governo di spostare a settembre l’analisi del DDL di Revisione Costituzionale e la legge di delegazione europea (per avere maggiore attenzione opinione pubblica e per poter avere il tempo idoneo a studiare ed analizzare i provvedimenti) ed in quel caso avremmo potuto ridurre i tempi di discussione degli odg. Di fatto il Governo del Partitone non ha recepito le nostre richieste e quindi abbiamo optato per la strada dell’ostruzionismo parlamentare -che in questi casi è l’ultimo strumento che l’opposizione parlamentare dispone per far sentire la propria voce – ovvero si è deciso che ogni deputato del gruppo M5S dovrà presentare un ordine del giorno e prepararsi un intervento di 5′ minuti per illustrarlo; successivamente ogni deputato del gruppo M5S dovrà prepararsi un intervento di 5′ minuti per dichiarazione di voto complessiva su tutti gli odg presentati da tutti i deputati e votazione dei singoli odg presentati; quindi avranno luogo le dichiarazione di voto finale sul provvedimento ed ogni deputato del gruppo M5S avrà a disposizione un un intervento di 10’ per dichiarazione di voto.

Naturalmente, forse è bene dirlo, in questo modo non si modifica il provvedimento ( in questo caso specifico il DL 69), il quale ha incamerato indirettamente anche il voto di fiducia della maggioranza parlamentare, ma cercheremo almeno di far slittare proprio la discussione del disegno di legge sulle riforme costituzionali, cui il governo vorrebbe dare invece un’accelerazione prima della pausa estiva di agosto.

In questo momento – ore 18.30 di giovedì 25 luglio – stiamo concludendo la votazione dei singoli ordini del giorno.

Andiamo avanti.

1 Comment

  1. 25 luglio, 2013 at 19:34 — Rispondi

    grande Mirko continua cosi……ottimo discorso anche se avevi parvenze zombesche ehehhe causa insonnia…ciao ciao

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